Il fenomeno dell’immigrazione è una tematica molto attuale, infatti nel corso della storia non ci sono mai state così tante persone che vivono in un paese diverso da quello in cui sono nate. Il continente europeo è diventato destinazione di tali flussi, ad oggi vi risiede il maggior numero di migranti al mondo.
Tramite la seguente analisi, Bianca Bignami desidera fornire un contributo ai numerosi studi presenti, osservando la tipologia di individui più contraria alla immigrazione e, nello specifico, controllando l’effetto di un deterioramento della situazione lavorativa sulla percezione di minaccia etnica.
Si analizzano attraverso una regressione lineare multipla i dati, ricavati dai questionari dell’ESS, dei 15 paesi che hanno partecipato a tutti i 9 Round resi disponibili (2002-2018). I dati sono stati pesati perché derivano da differenti popolazioni e da tipologie di campionamento diverse nel tempo e a seconda dei paesi. Le ponderazioni sono state attuate per evitare stimatori distorti e la sovra-rappresentazione dei paesi più piccoli.
LETTERATURA
Il punto di partenza è la teoria economica, ovvero la Teoria del Conflitto di Gruppo, secondo la quale chi possiede una posizione socioeconomica simile a quella dei migranti e si trova in una situazione di vulnerabilità, percepisce maggiormente una minaccia etnica. Le predizioni teoriche sono confermate dalle analisi empiriche.
Solitamente le variabili economiche che si utilizzano per testare la Teoria del Conflitto di Gruppo sono variabili contestuali, quindi si richiede il livello di reddito e l’occupazione al momento dell’intervista. Invece utilizzare le variabili retrospettive, in cui la variabile esogena è registrata in un momento antecedente rispetto alla variabile endogena, rappresenta un’innovazione metodologica per testare le predizioni della teoria economica. Una variabile retrospettiva permette di osservare come gli eventi occupazionali avvenuti nella vita delle persone condizionano i loro atteggiamenti verso i migranti.
Date queste premesse, si giunge alla seguente ipotesi di ricerca: H1 l’esperienza di disoccupazione accresce gli atteggiamenti negativi nei confronti dei migranti.
DATI E METODI
Y-Percezione di minaccia etnica
Dal dataset originario, sono stati selezionati i casi in modo da avere un campione rappresentativo per cogliere gli atteggiamenti dei nativi. La variabile dipendente è stata costruita dopo aver effettuato un’analisi fattoriale esplorativa per verificare se effettivamente i tre quesiti della ESS riportati nella slide facessero parte dello stesso costrutto che misura le opinioni nei confronti dei migranti. Solitamente le opinioni rispetto ai fenomeni sociali, qual è l’immigrazione, non vengono misurate con una singola variabile ma con diversi item che raggruppano variabili simili in dimensioni e attributi. È stata creata una nuova variabile, denominata percezione di minaccia etnica, che varia in un intervallo [0-30], in cui 30 rappresenta l’atteggiamento più favorevole possibile.
X – Instabilità occupazionale
La variabile instabilità occupazionale è utilizzata per testare la domanda di ricerca. Anche in questo frangente è stato applicato un target alla popolazione in campione, infatti sono stati selezionati casi di persone in età lavorativa. In media in Europa si entra nel mercato del lavoro a 20 anni e si va in pensione a 65, per testare l’effetto retrospettivo si parte dai 25 anni.
Le variabili dummy sono state ricodificate in variabili numeriche e calcolata una nuova variabile che presenta un limite: l’essere disoccupato per 12 mesi ha un diverso impatto sulla vita delle persone rispetto a un periodo di disoccupazione di 3 mesi e, allo stesso modo, sperimentare più periodi di disoccupazione incide diversamente. Quindi, in una seconda analisi verranno testate singolarmente le variabili che compongono l’instabilità occupazionale.
Variabili di controllo inserite nel modello
Nella tabella sono riportate le altre variabili esplicative introdotte nel modello con la relativa letteratura di riferimento e l’effetto atteso. L’effetto atteso è sempre confermato, tranne quello di «Periodo temporale» in cui si verifica l’effetto opposto, ovvero gli atteggiamenti in media migliorano nel periodo di post crisi.
RISULTATI PRINCIPALI
Come previsto dalla teoria economica X e Y sono inversamente proporzionali. Nel secondo modello viene suddiviso l’indice di instabilità occupazionale per valutare l’effetto diretto delle singole variabili. Per tutte le variabili è stata impostata come baseline la risposta negativa al determinato quesito. Quindi, si studia la differenza nella percezione di minaccia nell’aver risposto “Yes” prendendo come riferimento la risposta “No”. Il coefficiente della variabile disoccupazione ≥ 3 mesi è positivo e significativo, ma il segno potrebbe essere spiegato da un effetto di correlazione: chi è stato disoccupato per più di 12 mesi lo è stato anche per 3 mesi. Le altre due variabili, lunghezza del periodo di disoccupazione e reiterazione, invece hanno entrambe un effetto negativo e significativo. In particolare, la variabile retrospettiva, più periodi di disoccupazione ≥ 3 mesi negli ultimi 5 anni, risulta essere più impattante nella formazione degli atteggiamenti e delle percezioni di minaccia verso i migranti.
Per concludere, l’analisi aveva l’obiettivo di verificare se gli eventi diretti, misurati attraverso l’indice di instabilità occupazionale e il quesito retrospettivo, avvenuti nel passato della vita delle persone condizionassero le loro percezioni e i loro atteggiamenti verso i migranti.
Per le ricerche future è rilevante includere nell’analisi dati ESS10 (2022) per testare l’effetto della pandemia sulla direzione delle percezioni di minaccia etnica. Inoltre, è auspicabile utilizzare altre variabili retrospettive per mettere in evidenza come gli eventi di vita incidano sulla formazione degli atteggiamenti.
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